Fino a poche settimane fa ignoravo la penna agile e seducente di Isabel Allende.
La mia conoscenza con lei si basava in miei sguardi fuggevoli quando le amiche di mia madre le porgevano libri dalle copertine colorate a pastello leggero che ingiustamente mi facevano pensare ad un esclusivo pubblico di pacati animi femminili.
Zorro è stato un regalo inaspettato e per questo ben voluto da subito.
Presi in mano la comoda edizione economica con il presagio di una lettura a climax ascendente, che alla fine mi avrebbe catturata. Eppure l’incipit per attimi rimase sospeso tra poche aspettative e snobbismo nei confronti di un titolo privo di attrattiva.
Giacché l’eroe protagonista mi appariva nitido nelle proprie definite sfaccettature cavalleresche, e rinchiuso in poche battute cinematografiche di malfatte trasposizioni televisive, rimasi restia davanti ad una storia già conosciuta e di fronte a gesta riciclate da ben più importanti poemi epici.
Le leggende tuttavia, avvolte in uno spesso mistero nebbioso e inafferrabili nei loro segreti velati, seducono da sempre gli uomini, i quali raramente si lasciano scappare l’occasione di rincorrerle.
Se solo avessi fatto più attenzione e avessi abbandonato da subito i miei lacci mentali, avrei immediatamente scorto un sottotitolo in grassetto, posto in basso per sviare i pregiudizi come i miei e per indirizzare i lettori alla giusta interpretazione del libro: Zorro, l’inizio di una leggenda.
Scoprii perciò che si trattava di un romanzo di formazione, tanto illuminante per giovani animi quanto profondo nel toccare temi vecchi come il mondo: l’importanza dell’infanzia e dell’adolescenza nel plasmare la persona.
Figlio del capitano spagnolo Alejandro de la Vega e di Toypurnia, un’india che si era battuta per riscattare il proprio popolo dalla colonizzazione iberica, Diego nasce come fusione tra due animi molto diversi tra loro e per questo complementari. Fin da bambino eredita dal padre il senso dell’onore e dalla madre la volontà di difendere gli oppressi.
Da subito si snoda l’importante tema della diversità che contribuisce non poco alla formazione caratteriale del giovane protagonista. La doppia identità di Diego e Zorro era possibile perché dalla nascita era insito in lui, figlio del colonizzatore spagnolo e dell’indigena sottomessa.
Importante e non secondaria matrice resta l’amicizia, o meglio, la fratellanza che lo unisce a Bernardo, figlio della balia che ha allattato entrambi, gesto che conferisce loro un legame indissolubile di complicità.
C’è uno sfondo storico, essenziale per tessere la trama di colorate date e di avvenimento di singolare importanza. La colonizzazione spagnola accompagna il libro dall’inizio alla fine, con una deviazione nel mezzo quando Diego e Bernardo danno inizio alla propria pubertà salpando con una nave in direzione spagnola. Lo stacco dalla scenografia alto-californiana e l’immersione nel mondo europeo, stravolto dalle conquiste napoleoniche costituisce un passaggio poco scontato e del tutto dipendente dalla formazione del protagonista, che lontano da casa compie un lungo rito di iniziazione che dura pressappoco cinque anni.
L’amore non corrisposto è l’argomento più sentito dal giovane animo turbolento. Diego, trasporta a Barcellona la propria inclinazione passionale, istintiva che rappresenta un tratto aggiuntivo alla sua complessa personalità molteplice. Diego infatti si innamora della figlia del suo ospite, la bellissima Juliana, dagli occhi di gatto, e dalla pelle delicata. Questo viscerale amore platonico lo vede protagonista di gesta eroiche e azioni cavalleresche che poco servono ad attrarre su di sé l’interesse femminile.
C’è un importante e grandioso antagonista, che concorre a maturare il giovane amante e a mettersi più volte in dubbio. Moncada è un ricco e facoltoso ventitreenne innamorato fin da piccolo di Juliana e sempre più determinato ad averla come sposa. Questa costante presenza scomoda darà modo a Diego di trasformarsi mano a mano in Zorro, causando conseguenze tipiche di una doppia identità. Infatti il rapporto Diego-Zorro ruota attorno all’attrazione di Zorro e allo stesso tempo alla paura di non saper dominare questi impulsi eroici.
Zorro tuttavia è un eroe e privo di dubbi quando agisce. Non si può permettere di pensare troppo, nello stesso tempo antepone il proprio ingegno e la propria astuzia davanti al senso dell’onore.
Frase riassuntiva della politica di Zorro è: mai combattere con la rabbia.
L’intraprendenza di Zorro e la sua sete di giustizia sono gli ingredienti di questo eroe tanto acclamato dai sensibili animi femminili, eppure senza maschera e mantello, Diego è un ragazzo con le orecchie a sventola che non sa come fare per conquistare la sua Juliana.
Chiudo il libro soddisfatta di questa amabile lettura di inizio primavera, che mi ha lasciato un dolce retrogusto di lieto fine, accompagnato da una forte ricerca di avventura letteraria.
Non lascio neppure il tempo di ripensare alle pagine lette e prendo in mano un nuovo libro, stando attenta questa volta a non storcere il naso davanti a titoli ingannevoli…