...Tra un sonetto di Petrarca e i mille Flumen del De Bello Gallico, tra una disequazione di secondo grado quando non sono capace a fare neanche una di primo, tra il legame dativo e lo ione di polo, tra il romanico e il longobardo, tra un phrasal verb e un multilple choice, tra le bioi paralleloi e le accezioni di Plutarco, tra una non-ora di religione e una non-verticale di fisica...
Gloria era quella delle magliette sempre corte, con le scritte a caratteri cubitali, frasi a effetto risata che dopo un’occhiata stancano. Faceva ginnastica nella palestra della sua vecchia scuola elementare ed era innamorata del ragazzo più grande che si allenava dopo di lei. Consumava tutti i suoi sospiri in classe e riserbava a lui pochi sorrisi ghiacciati in un apparecchio ancora in bocca. Nel gruppo lei era un po’ il nove di un mazzo di carte, grande ma non indispensabile per vincere a scopa.
Il due di picche invece lo dava sempre Fabio. Tutte le credevano il sette bello ed era brutto. Quando però veniva teneva le carte in mano e ci gestiva tutti. Un grande nella sua altezza, nei suoi vestiti larghi e nelle sigarette che offriva. Faceva il classico e sembrava uscito dalle serali. Portava una barba incolta e fresca alla Clint Eastwood senza poncho. Non parlava mai di futuro e nessuno glielo chiedeva.
Aveva avuto una storia con Vale, ma lei si era stancata e si era messa con uno che non studiava. Lei diceva che studiava in provincia ma io l’avevo visto sul tetto della scuola. Faceva il manovale. L’aveva conosciuto in un giorno di brutto tempo e ora lo chiamava il suo Sole. Lui parlava poco e lei forse questo voleva.
Carlo era quello più maschio di tutti. Andava in palestra e giocava a calcio. Sfotteva Gianni che leggeva fumetti e ascoltava ’70. Carlo era il più maschio di tutti, me lo aveva detto Gianni che si lasciava sottomettere. Forse troppo. Glielo dissi quella volta. Smettila di stargli dietro. Sbagliai parole e lui continuava: Carlo, lui sì che è maschio. Il mese dopo Carlo venne espulso dalla squadra per aver ostentato la sua virilità in doccia. Gianni smise di leggere fumetti e prese ad ascoltare ’80.
Ste scriveva poesie dopo che era morto un vicino di casa. L’aveva visto cadere dal quarto piano. Ste stava prendendo il basilico per la parmigiana. Sua mamma gridava le foglie più grosse e poi solo il tonfo pesante di un uomo stanco del solito tram cittadino o forse del tram tram quotidiano.
Silvana che studiava il primo anno di psico alla statale gli aveva detto di andare da lei a confidarle il suo shock. Ste ci andava da Silvana. Le leggeva poesie.
Annetta invece mostrava accentuati pregiudizi nei confronti delle persone che la circondavano che diventavano quindi sempre di meno. Parlava poco e scriveva sui banchi altrui squarci di pensieri ermetici generati nelle tediose ore di autori. Aveva lasciato danza sei mesi prima, soffocata dall’insegnante che la pesava ogni lezione.
Francesco era il Che Guevara dei tempi morti. L’anticonformista dell’anticonformismo. Il marxista dell’occupazione scolastica. Il fantasma di ideali rincorsi in mai conosciute gioventù bruciate. Giocava a fare l’anti. Però non metteva magliette dell’Ernesto. Era anti-commerciale. Organizzava riunioni il pomeriggio dove sfogare in aule vuote la delusione giovanile di una politica marcia. Leggeva fogli stampati con numeri e statistiche di cariche istituzionali ammuffite e di falsi in bilancio. Si era candidato una volta alla rappresentanza d’istituto, ma i giovani elettori risultarono distanti dal fascino del facile nozionismo politico e preservarono il loro prezioso voto a candidati ignari degli sbarramenti al cinque per cento alla Camera.
La Madda era al quinto del linguistico. Ballava in tedesco. Cucinava in francese. Suonava in inglese. Giocava in spagnolo. Mandava a fanculo in lombardo. Ci sfotteva tutti con il nostro greco e latino e votava aenne. Con la chitarra in mano mi aveva raccontato la sua formazione politica. “E’ tutta questione di anni. Primo anno zero. Secondo anno comunista. Terzo anno con la Bonino così oltre alle diete per i digiuni ci sta del buon femminismo. Quarto anno Forza Italia che capisci che la politica è tutta una stronzata ma almeno a destra sono per i soldi. E quinto maturi, comprendi che si stava meglio con il Dux –lo disse in latino Dux- e cazzo, io non ci credo mica a tutte le cose che circolano su di lui. E le strade allora?”. Le chiesi del centro. Mi disse Cosa? Le dissi, il centro non l’hai menzionato.
…C’è qualcosa di peggio di un giovane democristiano?